di Ludovica Mangiapanelli - A un secolo dalla sua morte, Pier Giorgio Frassati continua a generare vita, comunità e cambiamento. Il suo esempio, fatto di semplicità, radicalità evangelica e amore per il prossimo, ha acceso in giro per l’Italia una fiamma che si rinnova continuamente. Oggi, decine di realtà associative, educative, cooperative e comunitarie si ispirano alla sua figura, al suo motto, al suo stile.
I tipi loschi a san Benedetto del Tronto
Una delle esperienze più vivaci e coinvolgenti è quella dei Tipi loschi del beato Pier Giorgio Frassati, a San Benedetto del Tronto. Si tratta di una comunità intergenerazionale, che raccoglie circa 170 persone, dai bambini agli adulti. Ogni sabato si riuniscono per vivere momenti educativi, ricreativi e conviviali tutti insieme, mentre durante la settimana si svolgono attività in piccoli gruppi e d’estate, invece, le immancabili vacanze rigorosamente in montagna. Nel tempo la comunità ha dato vita anche ad altre realtà, tra cui una cooperativa e una polisportiva.
Ce lo spiegano Giovanni Pellei e Martina Giustozzi, due giovani che sono entrati in comunità fin da piccoli con le loro famiglie e, crescendo, hanno scelto di restare. Per loro, Frassati è un punto di riferimento concreto: Giovanni ammira la sua coerenza e la sua libertà interiore: «Sempre fedele a sé stesso, in ogni ambito», mentre Martina sottolinea la sua determinazione, una forza mite ma incrollabile. Il carisma della compagnia è chiaro: «educare i giovani a Cristo», attraverso strumenti come lo sport e il teatro. Ma anche e soprattutto con la testimonianza della carità. «Il valore più grande che ci ha trasmesso Frassati – dicono – è proprio la carità e la condivisione». Come in ogni comunità, non mancano le difficoltà: «Non è sempre tutto facile, ci vuole impegno, ma il sentirsi amati prevale su tutto.
E questo è ciò che attrae anche i giovani da fuori, che hanno sete di relazioni autentiche e significative». Una sfida importante è infatti proprio quella dell’apertura verso l’esterno: «Chi vive una comunità rischia di chiudersi; invece, – aggiungono – quando ricevi un dono, devi condividerlo. Come avrebbe voluto Pier Giorgio». La loro chiave di lettura è tanto semplice quanto profonda: l’amore genera felicità, e la felicità, vissuta insieme, è contagiosa.
La cooperativa Verso l’Alto a Torino
Questo è lo spirito anche della cooperativa Verso l’Alto, nata su impulso dell’Azione cattolica diocesana di Torino. Ne parliamo con Alice Arpaia, presidente della cooperativa, che oggi gestisce tre strutture di ricezione turistica che accolgono prevalentemente campi scuola e pellegrini.
Alice ogni volta che accoglie nuovi ospiti ricorda loro di stare attenti perché in posti come questi c’è il rischio di incontrare Dio e se si incontra Dio poi si rischia di essere felici, e non si torna più indietro. È un rischio bellissimo, che cambia la vita: molti, in questi bellissimi posti di montagna, trovano la loro vocazione, la loro missione, sotto gli occhi attenti ed emozionati di chi in questi posti ci lavora. Durante l’estate, infatti, la cooperativa assume decine di persone con contratti regolari, offrendo un’opportunità concreta a giovani in cerca della loro strada o a migranti in situazioni di fragilità. «Cerchiamo di spiegare bene cosa significa lavorare in modo giusto, con trasparenza – racconta Alice – per formare una coscienza del lavoro che non sia solo prestazione, ma giustizia e dignità».
Ma l’esperienza va ben oltre il lavoro. Ciascuno può sentire come, nel proprio operare quotidiano, stia custodendo storie e passaggi di vita delicati e bellissimi. Come racconta Alice, «custodiamo dei luoghi che facilitano l’ascolto del proprio cuore e nel fare questo Frassati ci indica la strada con delle semplici direttive: custodire la montagna, offrire occasioni ai giovani, testimoniare il Vangelo. E noi raccontiamo la sua storia ai ragazzi, con semplicità, dicendo che ha scelto di essere felice trasformando il Vangelo in cose concrete».
Le esperienze dei Tipi loschi e di Verso l’Alto sono solo due tra le tante realtà che oggi si lasciano ispirare da Pier Giorgio Frassati. Realtà diverse per forma e obiettivi, ma unite da una tensione comune: vivere il Vangelo con gioia e concretezza. La sua eredità non è un ricordo da museo, ma una forza viva che genera comunità, accoglienza, lavoro, vocazione.
*«Il rischio? Essere felici con Dio» è stato pubblicato nel numero 3 di Segno nel mondo, in distribuzione con Avvenire