di Maddalena Pagliarino - «Notte di lacrime e preghiere, la matematica non sarà mai il mio mestiere». Da quarant’anni, molti giovani italiani hanno scelto come colonna sonora Notte prima degli esami per accompagnare uno dei momenti più belli, temuti e importanti della vita. Un passaggio necessario, fatto di scelte e audacia, sogni e speranze, per trovare il loro posto nel mondo. Un altro giovane, cento anni fa, ha vissuto le stesse scelte, senza paura, però, di cercare le risposte dentro un orizzonte più alto, senza il timore di orientare la propria vita all’amore: Pier Giorgio Frassati.
Il vero senso della vita: uno spettacolo su Frassati
Christian Di Domenico, attore e pedagogo abilitato allo sviluppo e all’insegnamento della metodologia teatrale, ha dato vita a un reading teatrale su Frassati, mettendo al centro la testimonianza di un giovane che, aiutato dalla Parola, ha saputo orientare la sua vita seguendo la sua vocazione. «In occasione del centenario della morte di Pier Giorgio Frassati e della sua canonizzazione – ha affermato l’attore lombardo – ho sentito l’urgenza di far conoscere questo testimone. In particolare, mi affascinava l’idea che fosse un giovane a parlare ad altri giovani su come poter trovare un senso più profondo alla loro vita».
Vocazione
In un intreccio di documenti biografici su Frassati ed elementi legati alla vita dell’attore, Di Domenico ha dato corpo all’opera Vocazione, un’occasione preziosa per aiutare lo spettatore a trovare un amico che lo accompagni nel proprio cammino. L’autore, infatti, legge la propria vita, le scelte importanti che lo hanno accompagnato a percorrere il suo sentiero, alla luce della vita di Frassati. Pier Giorgio – dice l’autore – è simbolo presenza, di relazione e di preghiera. È un testimone della scelta che non segue le logiche del mondo, della famiglia o del proprio tornaconto economico, bensì un ragazzo che, seguendo le proprie domande di senso, trova la sua forma per amare.
Non a caso, uno degli episodi che maggiormente hanno affascinato Christian Di Domenico riguarda lo stile con cui Pier Giorgio era prossimo agli ultimi. Egli, infatti, ricorda: «Quando Pier Giorgio portava i viveri ai poveri, non si limitava alla mera consegna di un pacco, come spesso facciamo noi oggi, ma sentiva il bisogno di incontrarli, parlare con loro per donare la speranza. Egli, dunque – continua l’attore – è una persona che agisce nei fatti e nella parola che provoca e agisce nella vita delle persone».
La parola, chiave di trasformazione
La parola è un altro tema centrale per Di Domenico, strumento vivo del mestiere teatrale ma anche chiave di trasformazione. Dopo i numerosi spettacoli di successo come U Parrinu, Nel mare ci sono i coccodrilli e Mio fratello rincorre i dinosauri, l’artista continua a interrogarsi su quale possa essere il senso più autentico del suo mestiere. L’intento dell’autore, confessa nell’intervista, è quello di vivere un teatro di narrazione capace di dare un contributo alla società, per provocare tematiche che possano scuotere la vita degli spettatori.
Pier Giorgio ha vissuto una vita piena perché si è posto le sue domande. E oggi, i giovani soprattutto, devono farsi le loro. Lo spettacolo Vocazione (presentato in alcuni stralci al Giubileo dei giovani) non è solo un atto teatrale, ma un gesto educativo e spirituale. È un invito, rivolto a ciascuno di noi, a non accontentarsi di una vita comoda e superficiale, ma ad avere il coraggio di scegliere e interrogarsi.
Il teatro si fa spazio sacro
Attraverso la figura luminosa di Pier Giorgio Frassati, e lo sguardo sincero e partecipe di Christian Di Domenico, il teatro si fa spazio sacro in cui la Parola risuona e interpella. Christian Di Domenico, attraverso il linguaggio coinvolgente del teatro, ci accompagna in un viaggio non solo nella storia di un santo, ma anche nella possibilità concreta di ogni uomo e donna di oggi di riscoprire il valore della propria esistenza, la bellezza della responsabilità, la gioia di una vita donata.
Vocazione diventa così molto più di un titolo: è una chiamata alla coscienza, una scintilla che accende interrogativi, una traccia di luce per chi è in ricerca. È l’eco vivo di una domanda semplice e decisiva: per chi sto vivendo? E soprattutto: come posso amare davvero? In un mondo che ha spesso smarrito il significato profondo delle parole come dono, servizio, ascolto, fede, lo spettacolo ci ricorda che ognuno di noi è chiamato a scrivere la propria storia in pienezza. Come Pier Giorgio, anche noi possiamo imparare a “vivere, non vivacchiare”. E forse, è proprio da qui che può cominciare un cambiamento.