di Gianni Di Santo - Caro Pier Giorgio, ti scrivo a pochi giorni dal prossimo 7 settembre. Un giorno che abbiamo atteso da tempo. Finalmente farai parte dei tanti santi che ci accompagnano lungo le nostre vite. Ma, inutile che ci giriamo intorno, tu sei un santo davvero speciale.
Anche se questa lettera ti giunge per posta cent’anni dopo, mi piace pensare che tu la legga magari sulla cima di una montagna, immerso come sei nella beatitudine celeste.
Innanzitutto mi scuso con te. Ti ho scoperto tardi. Non ti conoscevo molto bene, nonostante mia moglie abbia in casa una cornice che racchiude le tue reliquie e quelle di Armida Barelli. Sta lì, appesa a una parete del salotto, e veglia su di noi e sulle fatiche della giornata. Davvero una compagnia “santa”.
Che bella la tua vita!
Ma, dicevo, devo scusarmi con te, perché negli ultimi due anni, per via del lavoro che mi ha costretto (per fortuna) ad approfondire la tua vita, ho iniziato davvero a conoscerti meglio, immergendomi nelle tue lettere, nelle tue storie, nel tuo percorso così pieno di vitalità e coraggioso per quei tempi. E, non lo nego, pian piano mi sono innamorato di te. Di tutto quello che hai fatto, di quello che sei, di quello che hai pensato lungo la tua pur breve, ma bellissima vita.
Intanto – lasciatelo dire da un boomer come il sottoscritto... mi sembra si dica così oggi... –, tu non sei “solo” il santo dei giovani, ma una vera testimonianza anche per noi più “vecchietti”. Leggendo quello che hai scritto e cosa hai fatto della tua vita, ho davvero l’impressione che tu abbia scavalcato le differenze generazionali e saputo mettere in gioco terra e cielo, allegria e impegno, arte e amicizia, solidarietà e complicità.
Sì, mi piaci molto. Ed è bello sapere che, cent’anni fa, un giovane di un’Italia certo borghese e privilegiata abbia letteralmente donato la sua vita al sacro valore dell’amicizia, agli uomini e alle donne del suo tempo, toccando la povertà con mano. Giovane, ma subito adulto. Adulto, ma incredibilmente giovane. Allegro, sorridente, bello, pieno di ardore mistico, a fianco della povera gente, appassionato alla fede e al Vangelo.
Alla ricerca delle relazioni vere
Ti sei dato da fare senza mettere like. Certo, erano altri tempi, e i social nemmeno esistevano nell’immaginario collettivo, e ti sei affidato più alle lettere di una volta. Però questa solidarietà che hai inseguito ripudia la pubblicità, non è piacente, non ammicca, semmai è sincera, vera, fraterna come solo gli abbracci veri sanno essere, appesa non al momento di un attimo ma alla quotidianità che esige sacrifici, rinunce, vita di preghiera. Ti sei calato dentro le sofferenze dell’umanità, senza se e senza ma.
Viva la montagna...
Poi c’è la tua passione per la montagna. Verso l’Alto è davvero un mantra che sento in modo particolare. Ecco, mi sarebbe piaciuto fare una gita montana con te, accompagnato dalla tua guida sicura verso quelle montagne che sentiamo nostre, che appartengono al profondo del nostro cuore. La montagna come palestra di vita, come scuola di santità e di rispetto verso le meraviglie del creato. La montagna che esige attenzione e premura, sacrifici e sudore. E che però sa darci sempre la meravigliosa ebbrezza di un cammino che ci avvicina al cielo, guardando in giù verso la terra.
Sono rimasto molto colpito dalla devozione che tanti giovani ti hanno mostrato, quella sera del 30 novembre scorso, nella basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma, dove era stata organizzata una veglia in tuo onore. Quella piccozza montanara – la tua piccozza, preziosa reliquia del tuo passaggio su questo mondo – che è stata presa letteralmente d’assalto dai giovani. Tutti volevano farsi fotografare con essa. Come se quella piccozza fossi tu.
... e i Tipi loschi
Ma c’è una cosa che mi piace più di tutte. Quell’associazione un po’ volutamente guascona, che hai chiamato “I Tipi loschi”, mi fa impazzire. Perché, vedi, caro Pier Giorgio, nonostante siano passati cent’anni, la tendenza a volte delle nostre comunità ecclesiali è quella di essere un po’ tristi, poco inclini al sorriso. Mentre, invece, ci vorrebbero più “tipi loschi” all’interno dei nostri territori e parrocchie, più giovani dispensatori di alleluja del sorriso, appassionati di arte, bellezza, musica, buon cibo e buon vino, e soprattutto adulti più allegri, ironici, innamorati della bellezza della vita e di un quotidiano che non è solo lavoro e carriera.
L’allegria e quella sana leggerezza di chi non vuole troppo prendersi sul serio è il sale di una vita vissuta nell’amicizia solidale, nei vincoli di fraternità che devono essere alla base di ogni comunità di fratelli e sorelle.
Insomma, caro Pier Giorgio, spero che qualche angelo ti consegni questa mia lettera. Ti saluto come mio capo cordata preferito. E ti nomino mio fratello aggiunto. Chissà cosa avresti pensato sapendo che il Cai ha istituito i Sentieri Frassati in ogni regione, adatti per ogni età, camminatori allenati o anche per chi è ai primi trekking.
Comincerò a percorrerli una alla volta, finché avrò forza. E poi, lassù in cima, lascerò un fiore sulla croce di vetta. Immaginando che mi starai guardando. Con un sorriso in più.